Voglio raccontarvi un bel viaggio fatto insieme con Elvio e i nostri soliti amici ,destinazione Bologna.
Eravamo consapevoli di non avere molti giorni a disposizione, tre per la precisione 24,25,26 aprile, dei quali uno da dedicare quasi per intero alla visita di Fico. Quindi siamo partiti da Roma con un treno alta velocità con un piano di battaglia ben determinato. Dopo poche ore arrivo a Bologna e, depositato il bagaglio al b&b, ci siamo subito diretti in via dell’Indipendenza una delle vie principali di Bologna, quasi tutta porticata, leggermente in salita, contornata a destra e a sinistra da molti bei negozi, bar e pasticcerie con destinazione Piazza Maggiore.
Ma prima di arrivare a Piazza Maggiore si arriva a Piazza del Nettuno, nata nel 1565 per dare risalto alla omonima statua del Nettuno ad opera del Giambologna, l’opera doveva simboleggiare la munificenza del governo pontificio di Pio IV, ma di nobile all’inizio aveva ben poco. Infatti la fontana è stata utilizzata dai bolognesi per “fini pratici” POPULI COMMODO, recita un’iscrizione posta su uno dei basamenti. Infatti i venditori di ortaggi la usavano per lavare i propri prodotti, le lavandaie come vasca, qualcuno addirittura come Vespasiano, ecco perché è stata costruita un’alta recinzione rimossa solo alla fine dell’ottocento.
Piazza del Nettuno continua dopo pochi passi con Piazza Maggiore che è sicuramente la piazza principale di Bologna, “la piazza” per antonomasia, come la chiamano i bolognesi.
Per costruirla sono stati abbattuti diversi fabbricati. E’ circondata dai più importanti edifici medievali, il Palazzo del Podestà sormontato dalla torre dell’Arengo, che ,suonando, chiamava il popolo a raccolta e il Palazzo Re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II, catturato durante la battaglia di Fossalta, e lì detenuto fino alla morte. Non abbiamo potuto visitare il palazzo, che ora ospita mostre e convegni.
Vi consiglio di fare un piccolo gioco ,sotto il palazzo del podestà si trova l’omonimo Voltone, per la precisione sotto la torre dell’Arengo che non ha una base, ma si appoggia su quattro pilastri che appunto formano una volta. Se vi mettete con il viso rivolto verso il muro agli angoli diametralmente opposti e sussurrate qualche parola, l’altra persona vi sente perfettamente. La leggenda vuole che avesse una funzionalità: durante le epidemie di peste durante il Medioevo era possibile per gli infetti ricevere la confessione senza contagiare i sacerdoti.
Subito dopo ci siamo diretti verso il Quadrilatero. E’ una centralissima zona compresa tra via Rizzoli, via dell’Archiginnasio, via Farini e via Castiglione. Ospitava già nel Medioevo la gran parte delle corporazioni degli artigiani; le strade, quasi tutte pedonabili, ospitano locali di gastronomia con esposizione di tortellini, tagliatelle, lasagne verdi pronte per essere cotte e mangiate, banchi ortofrutticoli e di pesce, locali dove si possono gustare, seduti all’aperto taglieri di salumi ,negozi per shopping. Qui si trova il Mercato di Mezzo dove si può mangiare di tutto, noi abbiamo gustato un’ottima piadina romagnola.
Uscendo dal mercato, su via Clavature ( il Mercato ha più di una uscita) a destra abbiamo visitato la chiesa di S. Maria della Vita dove si trova il Compianto sul Cristo morto, un gruppo scultoreo di sette figure in grandezza naturale in terracotta di Niccolò dell’Arca; si pagano quattro euro, ma ne vale la pena.
Dopo la visita al Compianto abbiamo preso via dell’Archiginnasio, dove c’è il Palazzo dell’Archiginnasio, uno dei palazzi più significativi di Bologna, sede della più antica Università dell’Occidente fondata nel 1088 dall’architetto Antonio Morandi, ora biblioteca comunale. Molto interessante è la visita al Teatro Anatomico, una stanza abbastanza grande con tavolo al centro, dove veniva posizionato il corpo da sezionare. In fondo alla sala è presente una cattedra dove sedeva il professore, sovrastata da un baldacchino sorretto da due uomini nudi e privati della pelle, “ gli spellati” appunto.
Al piano superiore si possono ammirare dieci aule scolastiche, oggi intercomunicanti ma un tempo con accesso indipendente con scaffali pieni di libri. Le aule sono fiancheggiate da due aule magne, una per gli artisti, oggi sala di lettura, una per i Legisti, la Stabat Mater, dove ci siamo seduti per ammirare l’enorme quantità di armadi colmi di antichi libri di ogni tipo. Il nome della sala è in memoria della prima esecuzione dello Stabat Mater il 18 marzo 1842 di Rossini sotto la direzione di Gaetano Donizetti.
Usciti dall’Archiginnasio dopo piazza Cavour proseguendo per via Garibaldi abbiamo lasciato il Quadrilatero per dirigerci verso Piazza S. Domenico, dove si trova l’omonima basilica, fondata dallo spagnolo S. Domenico di Guzman nel 1200. Pregevole è la Cappella che presenta un’arca marmorea con le spoglie del Santo, impreziosita da molte sculture alcune di Nicola Pisano e da un’angelo reggi candelabro scolpito da un giovane Michelangelo Buonarroti. Da visitare assolutamente il magnifico coro ligneo di Damiano da Bergamo, dietro l’altare, definito l’ottava meraviglia del mondo. Piacevole anche la disposizione della Basilica, si trova su una piazza con ciottoli di fiume abbastanza ampia per contenere le folle che si radunavano per ascoltare le prediche dei frati domenicani. Nella piazza svetta una colonna in pietre colorate e rame dedicata alla Madonna del Rosario per commemorare la fine dell’epidemia di peste che colpì la città nel 1630.
Curiosa è la presenza delle tombe di due glossatori che non stonano nella piazza, i glossatori erano professori rinomati per l’insegnamento della giurisprudenza, erano detti glossatori perché commentavano i testi di diritto romano con l’aggiunta di note esplicative, le glosse appunto.
Ancora non sazi di Bologna, siamo rientrati nel Quadrilatero, destinazione il complesso delle Sette Chiese a piazza S. Stefano. Veramente il nome esatto è la Basilica di S. Stefano, di cui l’ideatore fu san Petronio. Oggi le chiese sono tre e tutte molto antiche. Partendo da destra la chiesa del Santo Crocifisso risalente all’ VIII secolo di origini longobarde, la chiesa del Santo Sepolcro V secolo, costruita sull’esempio del S. Sepolcro costantiniano a Gerusalemme, l’ultima chiesa risale al IV secolo è la più antica, dedicata ai protomartiri S. Vitale e S. Agricola, molto suggestiva nella sua semplicità.
Suggestiva è la zona dove si trova il Sepolcro, nella seconda chiesa, la cui porticina viene aperta una settimana l’anno, dopo la celebrazione della messa di mezzanotte di Pasqua. Era ancora aperta, quindi per entrare ci siamo inginocchiati e insinuati nella piccola porticina che conduce in una cappellina molto angusta….io sono uscita immediatamente, non mi piacciono i luoghi molto stretti .la tradizione vuole che le prostitute di Bologna vi si recavano la mattina di Pasqua, in memoria di Maria Maddalena. Non si è mai conosciuto il contenuto della preghiera che devotamente recitavano.
Dalla chiesa del S. Sepolcro si accede al cortile di Pilato, delimitato d due bei porticati, al centro una vasca in pietra calcarea il cosiddetto “ catino di Pilato”. Se fate il giro del porticato, senz’altro piacevole, entrate in due locali dove si leggono i nomi dei soldati bolognesi caduti nelle due guerre mondiali.
Secondo giorno, visita a FICO
FICO, federazione italiana contadini: alla base di questo grande progetto c’è la consapevolezza di salvaguardare la biodiversità del patrimonio agroalimentare italiano. Aperto tutto l’anno, tutti i giorni dalle 10 alle 23, e il sabato dalle 10 a mezzanotte, è a ingresso gratuito. Se volete una panoramica completa sulle tradizioni alimentari italiane, se volete mangiare fino alla sazietà, se volete vedere come si produce il parmigiano, o come si tira la sfoglia di pasta o come si producono i biscotti di una famosa marca con un meccanismo robotizzato questo è il posto giusto. Adatto anche a bambini, vi sono infatti molti spazi loro dedicati, con giochi a tema, un minigolf ben attrezzato, ma soprattutto un grande spazio esterno dove si possono vedere animali di ogni razza con commenti e foto.
Al ritorno abbiamo gironzolato per la città, abbiamo visto, solo dall’esterno, le due famose torri della Garisenda e degli Asinelli e poi come non fermarsi a prendere qualcosa da bere al Roxy Bar di Vasco Rossi ? Nel gironzolare per la città siamo arrivati alla finestrella di via Piella, una viuzza parallela a via dell’indipendenza. E’ una viuzza insignificante ma nasconde una curiosità, una finestrella che si affaccia sul canale delle Moline, il tratto che il Canale Reno fa in città. Affacciandosi alla finestrella si vede il canale e le case che vi si affacciano, per un attimo sembra di stare a Venezia. Nel medioevo i canali erano molto importanti, alcuni anche navigabili. Il canale delle Moline in particolare era utilizzato per produrre l’energia necessaria a muovere 15 mulini ad acqua nella città.
La sera Piazza Maggiore ci ha riservato una bella sorpresa ,una strada a destra della Basilica di S. Petronio è illuminata dalle parole della canzone di Lucio Dalla “ l’anno che verrà”, veramente suggestivo. Passeggiando lungo la strada viene spontaneo cantare la famosissima canzone senza timore di sbagliare, le parole sono scritte sopra la testa.
Terzo giorno: visita al Santuario della Madonna di S.Luca.
Abbiamo preso il trenino che porta direttamente alla Basilica che parte da un lato di Piazza Maggiore, una quarantina di minuti e si arriva al Colle della Guardia, bellissimo paesaggio di colline bolognesi con incastonato il santuario. Lì è conservata la rappresentazione bizantina della Madonna col Bambino che, ogni anno, dal 1443 viene portata in processione durante la settimana dell’Ascensione. il santuario è aperto tutti i giorni con orari facilmente consultabili. C’è anche la possibilità, pagando 5 euro, di salire alla terrazza, come viene chiamata, impegnandosi a fare un bel po’ di scalini ripidi e a spirale. Sinceramente non ve lo consiglio, la terrazza è un balconcini molto stretto, piuttosto scomodo e il panorama, tutto sommato, è lo stesso che si vede arrivati in cima al colle della guardia.
Invece vorrei fornire più particolari sul Portico che conduca al Santuario .E’ il più lungo del mondo, misura quasi 4 chilometri 666 arcate e 489 scalini .fu proprio la devozione dei fedeli a dare l’impulso alla sua costruzione e molti cittadini diedero il loro personale contributo. Si narra che la primavera del ‘400 fu molto piovosa e di conseguenza i raccolti distrutti. Quindi i bolognesi si affidarono alla Madonna portandola in processione. Appena l’immagine della Madonna entrò in città smise di piovere. Da quell’anno venne ripetuta la processione e si decise di costruire il porticato per proteggere i fedeli dalla pioggia o dal sole. Noi pigramente abbiamo fatto il percorso con il trenino, pagando 10 euro a testa. Al ritorno visita alla basilica di S. Petroni a Piazza Maggiore, il Santo protettore della città. La basilica sarebbe potuta essere la più grande del mondo, se si fosse rispettato il progetto iniziale dell’architetto Antonio di Vincenzo, avrebbe dovuto superare in dimensioni anche la Basilica di S. Pietro a Roma. Gli ecclesiastici non avrebbero mai potuto sopportare un simile affronto ed ecco che la Basilica di S. Petronio alla fine è rimasta incompiuta. Da notare all’interno una lunga la meridiana, taglia infatti quasi tutta la chiesa in diagonale.
Dove mangiare: a Bologna decisamente non si muore di fame, ci sono molti bar e pasticcerie, ho visto poche gelaterie ,in verità, una molto buona sta sulla strada che conduce a piazza S. Stefano ,sulla sinistra, ha tavolini fuori. Al Mercato di Mezzo si può mangiare di tutto, senza spendere eccessivamente, dalla pizza alla piadina, dalla carne al pesce, taglieri di affettati, tortellini e lasagne, che qui sono verdi ( non lo sapevo) Qui c’è anche un ristorante che fa parte di una catena dove si mangia bene.
Vi consiglio un’osteria, trovata per caso. E’ l’osteria del Cappello a via de’ Fusari 9 a pochi passi da piazza Maggiore .Abbiamo mangiato i piatti classici della cucina bolognese, tutto molto buono e saporito, non proprio economicissimo, circa 25 euro a persona. Ma il locale è caratteristico. Il cameriere ci ha spiegato l’origine del nome, probabilmente di matrice religiosa. Il cappello può sia indicare il copricapo cardinalizio, sia il legame con la comunità ebraica. Singolare è l’apparecchiamento della tavola, tovagliette con una specie di gioco dell’oca, infatti il locale fu inserito nel 1712 nel “gioco nuovo di tutte le osterie che sono a Bologna”. Il gioco ha 57 caselle, ognuna di esse rappresenta un’osteria della città, nella casella numero 41 c’è l’osteria del Cappello. Accanto è presente il laboratorio artigianale.
Consigli: probabilmente il periodo della nostra vacanza è stato molto favorevole agli spostamenti….ma dovunque si andasse c’era molta gente. Per andare a FICO c’è il bus navetta il “FICOBUS”, che parte di fronte alla stazione Centrale. Vi consiglio di prendere la prima corsa, noi siamo entrati a malapena, molte persone hanno dovuto aspettare la corsa successiva. Arrivati a FICO vi consiglio di mangiare non più tardi delle 12 e 30 per non fare file chilometriche
Un altro consiglio…arrivate presto per prendere il trenino che porta al Santuario della Madonna di S. Luca, anche in questo caso la gente rimasta a piedi era considerevole.
I tre giorni sono terminati, non abbiamo potuto visitare tutto ma , soddisfatti, siamo tornati a casa.
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